Percorrendo i sentieri e le strade campestri, tra la fine di aprile e giugno, è possibile osservare un numero rilevante di orchidee fiorite. La maggior parte delle specie nascono in ambienti aperti, come praterie e pascoli. Il territorio di Capolona ne è ricco anche per le caratteristiche dei suoli; le orchidee, infatti, prediligono terreni argillosi e calcarei.
In Italia si possono trovare oltre 200 specie di orchidee.
Il loro fiore è costituito da sei pezzi; quelli più esterni vengono chiamati “sepali” e quelli interni “petali”. Il petalo mediano viene detto “labello”; esso costituisce la parte più vistosa del fiore. Può avere forme e disegni molto vari, a seconda della specie. Può essere glabro o coperto di densa peluria. Le orchidee hanno gli organi maschili e femminili fusi in un’unica struttura detta “ginostemio” e in molte specie vi è un solo stame fertile che occupa il centro del fiore
In quasi tutte le specie i fiori sono riuniti in infiorescenze e danno forma ad una spiga; questa può avere forma cilindrica, conica, globulare o spirale.
Il polline non è polverulento come nella maggior parte delle piante, ma si presenta in granuli che sono riuniti a loro volta in piccole masse. Queste sono munite di un dischetto adesivo e di un filamento; il tutto è detto “pollinio”.
Il frutto delle orchidee è una “capsula che può contenere alcune migliaia di semi. Questi sono così piccoli e leggeri tanto da essere facilmente dispersi dal vento a grande distanza.
I semi sono quasi privi di sostanze di riserva e riescono a germinare solo con l’aiuto di un fungo grazie ad una simbiosi mutualistica detta “micorriza”. Il fungo inizialmente fornisce nutrimento all’embrione e quando l’orchidea è sviluppata inizia uno scambio reciproco di sostanze. La pianta cede le molecole complesse che produce e il fungo aumenta la capacità di assorbire gli elementi minerali necessari per la fotosintesi.
Dalla germinazione alla fioritura può trascorrere un periodo lungo, anche 3-4 anni.
Gli apparati sotterranei delle orchidee sono costituiti da vere radici e parti di fusto modificati. Hanno i cosiddetti rizotuberi che possono presentarsi con varia forma e dimensione; da questi si sviluppano radici filiformi. Dalla frammentazione dei rizotuberi e rizomi si possono originare piccoli gruppi di individui geneticamente identici.
In alcuni casi i tuberi ipogei hanno la forma dei testicoli; questo sembra abbia ispirato il termine Orchidea visto che il termine 'Orchis' si riferisce proprio a questa parte maschile.
Lo stelo si presenta normalmente non ramificato. Le foglie possono essere alla base dello stelo, riunite in una rosetta, o lungo esso. La loro forma può variare a seconda della specie; alcune possono essere modificate in brattee avvolgenti il fusto.
L’impollinazione avviene tramite gli insetti (entomofila). Nelle specie del genere Ophrys i fiori richiamano l’aspetto di un insetto avendo punti a forma di occhio, petali che assomigliano ad antenne e lobi la cui forma imita ali ripiegate. L’insetto maschio atterra sul fiore con l’intento di accoppiarsi e così facendo il polline gli s’incolla addosso; questo poi viene trasferito ad un altro fiore. Alcune specie secernono addirittura lo stesso ferormone che viene usato dalle femmine delle api per attirare i maschi. I fiori già impollinati producono poi lo stesso ormone che le femmine emanano per segnalare che sono già state fecondate. I maschi così perdono interesse per questi fiori e si dirigono verso altri, aumentando così il numero di piante visitate.
Nelle specie che attirano gli impollinatori con il nettare, il labello contiene i nettari nella sua parte più interna; in questo modo l’insetto è costretto a caricarsi di polline nel raggiungerli.
Le specie che non producono nettare e che non hanno un fiore a forma di insetto, ospitano colonie di afidi i quali, succhiando la linfa, emettono una sostanza zuccherina (melata) che attira i bombi all’interno del fiore.
Il rapporto fra orchidee e insetti va fatto risalire almeno a 15-20 milioni di anni fa. A tale periodo, infatti, apparteneva un’ape fossile trovata all’interno dell’ambra che reca sul dorso le masse polliniche di tali piante.
L’uomo ha dimostrato interesse verso le orchidee oltre 3000 anni fa. Queste piante hanno sempre simboleggiato la sensualità, l’eleganza, l’armonia e la perfezione corporea e spirituale. I medici e gli alchimisti dell’antichità credevano che le orchidee avessero potenzialità afrodisiache e curative della sterilità femminile. Nel mondo greco si narrava la leggenda di Orchis, un giovane bellissimo, figlio di un satiro e di una ninfa, che sedusse una sacerdotessa di Dioniso. La sua sfrontatezza gli costò la morte e dai suoi resti nacquero le orchidee.
Suggestiva è anche la leggenda che vede protagonista la Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), l'orchidea più famosa e spettacolare d'Europa; si dice che sia originata dal calzare della dea Afrodite.
In Asia le orchidee erano associate alle celebrazioni primaverili e utilizzate per scacciare gli influssi malefici. I loro fiori vengono spesso raffigurati nell’arte cinese e giapponese.
L’uso forse più singolare delle orchidee è quello che riguarda la preparazione del Salep, una tipica bevanda turca, che ha come ingrediente principale una farina ottenuta dalla triturazione dei loro tuberi. Sono necessarie 1000 orchidee per produrre 1 kg di tale farina.