Il territorio di Capolona è ricco di prati, ovvero superfici in cui predomina la componente erbacea.
In antichità ampi spazi di bosco sono stati eliminati per far posto ad “aree aperte” come i coltivi e i pascoli. Gli agricoltori hanno poi appreso anche la tecnica di falciare l’erba e utilizzare il fieno per nutrire gli animali in inverno. Grazie alla fienagione si sono venuti così a creare i “prati stabili”, in seguito al costante taglio dell’erba; questi possono esistere solo se vengono periodicamente sfalciati. Proprio per la loro origine antropica questi ambienti sono detti “seminaturali” e possono perdurare per secoli.
I prati che crescono spontaneamente sono composti da specie erbacee locali che appartengono soprattutto a famiglie quali graminacee, leguminose e composite. Questi non sono soggetti all’aratura, quindi presentano una diversità vegetale superiore rispetto ai coltivi, e non necessitano di alcun trattamento se non la concimazione organica.
I prati risultano ricchissimi di vita animale e vegetale; hanno una forte importanza per insetti, rettili, uccelli e micromammiferi. Diverse specie di farfalle rare sono legate a questi ecosistemi per la ricchezza floristica e quindi per la notevole disponibilità di nettare.
Nei prati si mantiene un alto livello di biodiversità se il suolo è magro, ovvero non ricchissimo di nutrienti, e gli interventi umani sono rari. Se invece si eccede con la concimazione, vi sarà una maggiore produzione vegetale a scapito della diversità; le erbe a crescita rapida tendono a soffocare quelle a crescita lenta e che hanno bisogno di sole. Sfalci troppo frequenti impediscono poi la fioritura di numerose piante e disturbano il ciclo vitale di molti animali.
La biodiversità in un prato aumenta se sono presenti anche mucchi di pietre, muri a secco, alberi isolati, nuclei di arbusti e siepi.
I prati non hanno solo un’importanza ecologica; ad essi si può attribuire anche un ruolo nella protezione del suolo dall’erosione e nella regimazione idrica. Hanno inoltre un importante valore paesaggistico e culturale.
Purtroppo molti dei prati che vediamo oggi non producono più il fieno e mostrano i segni del processo che porta al ritorno del bosco. L’aumento del tenore di vita che si è avuto dagli anni ’60 del secolo scorso ha condotto ad un maggior consumo di carne; c’è stato, di conseguenza, un aumento delle superfici dedicate alla produzione di alimenti per il bestiame. I prati seminaturali non riuscivano a soddisfare questa richiesta e sono stati sostituiti da ampie superfici prative “artificiali” dove regna la semina e la monocoltura.
La diminuzione e il degrado di prati stabili e praterie si riflette molto negativamente su vari gruppi animali, specialmente uccelli e farfalle. Il mantenimento di questi habitat sta assumendo un ruolo importante nella politica di conservazione della biodiversità, sia a livello nazionale che europeo.