Posto posizione decentrata e sottostante rispetto alla pieve, il ponte è raggiungibile imboccando un sentiero che si dirama dalla strada principale di S. Martino.
Nonostante l’arco sia quasi totalmente avvinto dalla vegetazione è possibile riconoscerne la tipologia “a schiena d’asino”: leggermente più alto al centro che alle spalle, sostenute da grossi massi di pietra. Probabilmente queste rocce, in parte affioranti dalle acque, costituirono una predisposizione naturale per la costruzione della struttura, in un tratto in cui il letto del torrente permetteva un comodo accesso. Ciò che resta dell’elevato rivela una luce di moderate dimensioni e un innalzamento di pochi metri sul livello dell’acqua; certo era provvisto di spallette in muratura, portate via da una piena eccezionale del Valiano verso la fine degli anni trenta del secolo scorso.
Da tempo non più transitabile, vanta un passato ben diverso, testimoniato dai resti di una costruzione, ancora ben visibili, che, secondo il catasto lorenese, corrispondeva a un nucleo produttivo, costituito da casa, mulino, fornace e forno, poco distante dall’antica Pieve di San Martino. Era un attraversamento pedonale, fino al dopoguerra. Poi, con l’abbandono delle campagne da parte degli agricoltori che, fino ad allora, si erano occupati della manutenzione dei terreni, della pulizia dei boschi e della cura delle infrastrutture ad essi connesse, è caduto in disuso.